Adulterio e Non Commettere Atti Impuri

 L'adulterio (dal latino adulterare, corrompere) è una relazione sentimentale o sessuale fra due persone delle quali almeno una già coniugata con un'altra persona, consistendo quindi in unaviolazione della fedeltà coniugale

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infedeltà sessuale del coniuge

Questo è per sottolieare il fatto che dire adulterio, è un conto, ma dire atto impuro è una cosa diversa....

in inglese, tale comandamento non e` stato cambiato ed e` tutt'ora "Thou shall not commit adultery".

Non è corretto quello che dici, infatti il Catechismo della Chiesa cattolica al numero 2362 dice: ... La sessualità è sorgente di gioia e di piacere... altro che atto impuro. Che questo debba esser fatto solo dopo il Matrimonio lo dice Dio e non la Chiesa, la Bibbia è piena di riferimenti al peccato di fornicazione sia Vecchio che Nuovo.

 

 

Peccato impuro è tutto ciò che mi procura piacere nella sfera sessuale (si dice piacere venereo) tramite lo stimolo fatto da me (masturbazione) oppure fatto dagli altri su di me, oppure procurato agli altri (es. masturbare una compagna, accarezzare il seno fino a procurare lo spasmo sessuale; masturbare un uomo o farsi masturbare ecc.).

In questo campo, una cosa che pochissimi sanno è che il bacio in bocca con la lingua (si chiama bacio colombino) è l'inizio dell'atto sessuale completo o anche incipiente, per cui chi vuole mantenersi integro è necessario che eviti quest'azione, nell’atto di dolore infatti, noi diciamo “propongo di fuggire le occasioni prossime di peccato”. Il bacio colombino è occasione prossima di peccato, quindi è bene evitarlo.

 

Quando si parla di amore sensuale, quando si parla di erotismo, nella Bibbia, non si può non fare riferimento al Cantico dei Cantici, considerato uno fra i più begli esempi della letteratura universale.

“Che lui mi baci con i baci della sua bocca. Più dolci del vino sono le sue carezze, più inebrianti dei suoi profumi. Tu stesso sei tutto un profumo; vedi, le ragazze si innamorano di te! Prendimi per mano e corriamo. Portami nella tua stanza, o mio re. Godiamo insieme, siamo felici. Il tuo nome è più dolce del vino. A ragione le ragazze si innamorano di te!” (CdC 1,1-4).


Ma in questo poema emergono aspetti che possono definirsi come corollario dell’esperienza amorosa: un’atmosfera di gioia, riferimenti alla natura e alla grazie e delicatezza della donna, fanno da sfondo a una vicenda d’amore giovanile, quasi adolescenziale. Indiscutibilmente è un testo di poesia con forti venature erotiche e questa lettura permette di vedere il Cantico dei Cantici, non esclusivamente all’interno di una interpretazione allegorica sostenuta dalla Chiesa Cattolica.

Ma che dire di questi passi?

“Quanto sono belli i tuoi piedi dentro le calzature, o figlia del principe. Le curve dei tuoi fianchi sono quasi monili fabbricati dall’artigiano. Il tuo ombelico è una coppa tornita, non vuota di bevanda. Il tuo ventre è quale un mucchio di grano custodito dai gigli. Le tue coppe quali due caprioli gemelli. Il tuo collo torre d’avorio. I tuoi occhi son come le vasche di Hesebon alla porta di Bathrabin, il tuo naso quasi una torre da Libano che guarda a Damasco. Il tuo capo come la porpora del re, di perfetto lavoro. Quanto sei bella, e quanto ammirevole, carissima, in delizia. Il tuo portamento è di palma, le tue mammelle son grappoli d’uva. 
Ho detto salirò sulla palma e ne coglierò i frutti e saranno le tue mammelle come grappoli della vigna, quella bocca avrà profumo di mela. La tua bocca è come vino ottimo degno di essere bevuto dal mio diletto, d’essere gustato dalle sue labbra e dai suoi denti” (CdC 7, 1-10).

“Il tuo amore, sorella mia, è così bello, molto più dolce del vino! Il tuo profumo è più gradevole di tutti gli aromi. Le tue labbra sanno di miele, mia sposa, la tua lingua ha il sapore del miele e del latte. 
Le tue vesti hanno il profumo del Libano. Sorella mia, mia sposa, sei come un giardino recintato e chiuso, come una sorgente inaccessibile. Le tue nascoste bellezze sono un giardino di melograni, di frutti squisiti con piante di cipro, nardo e zafferano, cannella e cinnamoro, ogni specie di piante d’incenso, mirra e aloè e tutti i profumi più rari. Tu sei una sorgente di giardino, fontana di acque vive, ruscello che scende dai monti del Libano. Sorella mia sposa, sei come un giardino recintato e chiuso, come una sorgente inaccessibile. Le tue nascoste bellezze sono un giardino di melograni, di frutti squisiti con piante di cipro, nardo e zafferano, cannella e cinnamoro, ogni specie di piante d’incenso mirra e aloe e tutti i profumi più rari. Tu sei una sorgente di giardino, fontana di acque vive, ruscello che scende dai monti del Libano. 
Alzati vento del nord, vieni vento del sud, spandete i profumi del mio giardino. E tu amore mio, vieni nel tuo giardino, gusta i frutti squisiti! 
Sono venuto nel mio giardino, sorella mia, mia sposa. _Raccolgo la mia mirra e le mie erbe profumate. Mangio il miele del mio favo, bevo il mio latte e il mio vino” (Cdc 4,10-16 6,1). 
Sembra quasi che gli autori si sinao lasciati trasportare da una poesia, da una musicalità e da un lirismo degni dei più grandi poeti, in un’esaltazione dell’amore sensuale e quelle parti del corpo di quella nudità tanto riservata per gli israeliti, qui, al contrario, così esaltata e resa elemento fondamentale nel rapporto sensuale.
“Le tue mammelle sono grappoli d’uva” (Cdc 7,8). “Il tuo seno è una tazza rotonda” (Cdc 7,3), sussurra l’amante alla donna che ama. “Il tuo ventre è quale un muschio di grano custodito dai gigli” (Cdc 7,3) e la donna dolcemente lo prende per mano: “vieni amore, andiamo nei campi, passiamo la notte tra i fiori. Laggiù ti darò il mio amore” (Cdc 7,12-13). 
E lui ancora: “come sei bella amica mia, come sei bella (Cdc 4,1). Le tue labbra somigliano ad un filo scarlatto e la tua bocca è graziosa (Cdc 4,3). Quanto sono dolci le tue carezze … le tue carezze sono migliori del vino (Cdc 4,10). 
E lei dice: “come sei bello amico mio, come sei da amare” (Cdc 1,16). 
E dunque questa coralità dell’amore sensuale, della bellezza delle forme del corpo, questo susseguirsi di appassionate dichiarazioni è forse un’allegoria dell’amore platonico?

 

“Amici, mangiate, bevete, inebriatevi d’amore” (Cdc 5,1).

 

“Benedetta la tua sorgente, la donna che hai sposato nella tua gioventù! Con lei sii felice. Cerva graziosa, amabile gazzella! Il tuo seno ti colmi sempre di piacere, ed ella ti abbracci nel suo amore” (Proverbi 5, 18-19).

 


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