Gesù è il più grande maestro morale di ogni tempo

 

 Azz.. Ce ne vuole per credere questo! Come ho già detto – e cito me stesso – credere a cristo è credere ai cristiani (…) non è gesù che ha scosso il mondo, ma ciò che ferventi seguaci hanno voluto dire fare credere e ripetere della sua figura, chiuse virgolette.

È fortissima l’idea che Gesù sia stato appunto il più grande maestro di morale, che sia stato buono come nessun altro e che visse senza peccato. Anche fra i non credenti, questa è considerata spesso una verità persino ovvia. Di sicuro lo è per chi vuole crederlo, e per chi ritiene che quest’uomo sia al di sopra di critica, nel qual caso parlarne diventa inutile.Ma se con un pizzico di obiettività si legge la sua storia, penso non si possa evitare di osservare come Gesù sbagli più e più volte, in azioni e pensieri che non esisteremmo a giudicare male in qualsiasi altra persona. Perché allora egli non lo meriti, è una scelta di puro pregiudizio.
Che possiamo non fare.

Se anche su uno solo di questi difetti - anche piccolissimo - tu fossi d’accordo, avresti se non altro disintegrato l’idea di perfezione, di modello ideale (la perfezione non ammette alcun difetto, per quanto piccolo). Dirai: gran risultato, non ti basta? No, non mi basta, e non basta neanche a te, spero: qui stiamo parlando di vita e di etica, perciò spazzare via l’idea di perfezione conta, ma meno di decidere se quello che resta ci piace, ci fa bene.
A questo punto
, dobbiamo riflettere sul Gesù uomo, sull’esempio di vita che ci offre, e vedere se davvero soffre solo di quel piccolissimo difetto o invece di grandi difetti, e quindidove e come il suo insegnamento può essere migliorato. Da noi, uomini come lui.

Allora ora parliamo di gesù, non di ciò che scrissero i credenti e la Chiesa dopo di lui.

È fuori dubbio che Gesù fosse essenzialmente per la pace e l’amore. Un saggio innovatore, per quel tempo. Eppure il suo breve messaggio noi lo completiamo a modo nostro, e quando lo consideriamo ‘assoluto’ ci sfugge che Gesù non fu né un amorfo pacifista né un condottiero autoritario, non bianco e non nero, ma un uomo fra pregi e difetti.
Vedere tutto in termini di ‘luce contro buio’
, ci rende ciechi alle sfumature e ai colori. E il mondo È sfumature e colori! A volte davvero la scelta è tipo sì/no, ma in altre occasioni e spesso c’è anche il forse, non so, per ora, in questo caso, poco, tanto.. Dipende!Purtroppo a non capirlo era Gesù stesso (es. Mc 9,43-49; Mt 7,17-20; Mt 12,30 e 33; Mt 26,11; Gv 3,19-21 e 36; Gv 10,8), e non è un caso che proprio lui è portato continuamente come esempio, nell’insegnare questo grezzo, tragicomico modo di ragionare per rigidi e irreali opposti, senza le naturali vie di mezzo: povertà/ricchezza, afflizione/vizio, mitezza/superbia, verità/menzogna, santità/peccato, amore/odio, anima/corpo, Dio/caos, bianco/nero, bianco/nero, bianco/nero!

Naturalmente, non essere il più grande non vuol dire essere totalmente un fallito, è chiaro.Ne ha fatto di bene. Solo, accidenti, sempre a metà!!
Credeva nel suo sacrificio di salvezza
, e questo è apprezzabile. Ma anche stupido.
Ha guarito ammalati, ma non ha messo a disposizione la sua abilità medica, affinché potessimo continuare a curare bene una volta andato via lui.

Ha un’alta opinione delle donne
 e la esprime in diversi episodi significativi (v. Maddalena, Marta, la samaritana, la prostituta), ma poi non ha scelto donne fra gli apostoli. Non ha predicato mai pari diritti per le donne contro la violenta idea maschilista in quei luoghi.
Ha chiesto di aiutare gli emarginati
, ma poi li ha benedetti e ne ha incoraggiato l’umile condizione e la povertà di spirito. Non ha condiviso con essi un soffio della sua enorme cultura (in teoria è onnisciente), non ha favorito il loro affrancarsi dalla povertà (ma anzi il vendere tutto e non preoccuparsi del futuro, che ingenuità!), non ha incoraggiato l’alfabetismo, le scienze o la filosofia, né il farsi mentalmente abili (ma anzi il riparare nella fede). Non si è curato di mostrare l’importanza del rapporto coi figli come fonte del loro benessere domani, non ha riformulato il 4° comandamento (citandolo anzi così com’è) né corretto le insane abitudini educative del vecchio testamento (Es 21,17; Lv 20,9; Dt 21,18-21; Pr 13,24 e 19,18; Pr 20,30 e 22,15 e 23,13-14; Pr 29,15 e 17; ecc. cfr Eb 12,5-11; Ef 6,1-3) preoccupandosi di difendere solo i piccoli che già credono dalle occasioni di peccato (Mc 9,42; Mt 18,6; Lc 17,2; skandalizo=incitare al peccato) e lodandone l’ingenuità di fede (Mc 10,13-16 e Lc  18,15-17).. Cosa per cui appunto certi metodi servivano!
Briciole. 
A causa di questo, per non pochi credenti ancora oggi è uso ‘disciplinare’ i bambini con la forza, convinti spesso in buona fede che sia necessaria per il loro bene, o di certo combinerebbero guai! Lo dice la bibbia, e se lo dice la bibbia.. Ma è proprio il contrario: è la prepotenza verso di loro che crea i presupposti del caos! Fra severità e permissività, ci sono modi ben più efficaci di insegnargli le regole, modi con cui genitori e figli si accolgono invece di respingersi tipo autoscontro, nell’affrontare le effettive difficoltà di crescere e convivere. Modi che non sono più un mistero, oggi, come hanno capito veri educatori e genitori sensibili, anche cristiani, superando di molto questi miseri riferimenti biblici.
Ha parlato di Verità
, ma poi non l’ha spiegata bene. Il suo modo di dissertare fu poco chiaro e poco sistematico, tanto da dover essere perennemente spiegato e interpretato.Ha lasciato che fossero altri a farlo per lui, in tutti i secoli a venire, con conseguenze positive, ma anche drammatiche, nel nome della stessa fede. Ora i cattolici lo ricordano torturato in croce, in questa forma migliaia di suore lo amano e lo ‘sposano’ (!), milioni di bambini lo vedono tutti i giorni appeso innocente e sanguinante, ..che incubo per i loro giovani cuori!
Ha parlato di giustizia
, ma vede le cose in bianco e nero (es. Mt 5,27-28 e 10,16-17; Lc 11,23 e 16,10) e per il solo non credergli (si faccia o no del bene) fa pendere l’ago della bilancia verso le fiamme dell’inferno (Mc 16,16; Mt 10,14-15; Lc 10,10-16; Gv 3,36 e 15,5-6 e 20,20). Non resta e non combatte per essa in modo da provocare cambiamenti politici e sociali, cercando il faticoso dialogo con le istituzioni e risicando piccoli miracoli di umanità ora dopo ora, come grandi uomini e donne mezzi sconosciuti fanno ogni giorno, ma si fa prendere e si fa uccidere, si ‘sacrifica’ per 6 ore e poi vola in paradiso, avendo liberato il mondo solo a parole, in realtà lasciandolo tragicamente colpevole, ignorante e incasinato come prima. Chiamalo maestro di vita!
Ha invitato a vivere insieme in pace
, ma non ha né insegnato a comunicare meglio fra persone per prevenire, né sostenuto l’idea di rispetto reciproco. Che pace è quella che viene dal perdonare tutto, anziché dall’accordarsi e dal rispettarsi? Perdonare, da solo, non ferma il male. Non ha parlato di uguaglianza se non davanti a dio, non parlato di libertà se non dal peccato, non ha parlato di etica se non come obbedienza, né di prosperità se non come ricompensa.
Non ha spronato alla democrazia
 e non si è battuto contro la schiavitù, che è esplicitamente permessa da dio nel VT, e l’ha pure sottintesa in azioni e in parabole, dunque ammessa e legittimata, non a caso per descrivere il rapporto con Dio. Nessuna meraviglia che per lunghi secoli fino a tempi recentissimi (e anche oggi per alcuni gruppi minori) il cristianesimo l’abbia apertamente praticata sventolando la Bibbia. Il Principe della Pace che un momento insegna di non opporsi al male, il momento dopo non viene a portare la pace interiore (Mt 5,21-22; Mt 10,14-15; Mt 10,28 e Lc 12,5; Gv 8,44-47) ma la spada, la divisione (Mt 10,34-39; Lc 12,51-53 e 14,26; le mine, Lc 19,27; Lc 22,36; Mt 8,22; Mt 10,5-6; Mt 19,29; Lc 11,23), e poiché come al solito non si spiega bene (chi non è con me è contro di me: non proprio parole da pacifista) il verso è aperto alle interpretazioni, visto che non condanna esplicitamente la guerra (ma anzi la usa in una parabola), che si può in teoria amare il nemico e proprio per questo punirlo, che lo si può fare benissimo non per odio o vendetta ma per giustizia, difesa o causa più alta.L’ambiguità di Gesù sul tema e queste corrette deduzioni, oltre certamente ad altri passi della bibbia, non sono sfuggite né ai padri della chiesa (es. Agostino, Tommaso)né al papato stesso, tanto che vi hanno cristianamente giustificato paura, guerre (es. le crociate) torture (es. inquisizione) e spedizioni punitive contro infedeli, eretici,miscredenti e ogni sorta di ‘ribelli’ ai loro scopi, leggi e privilegi. Cose simili fecero anche i Protestanti. Oggi pure alcune frange cristiane conservatrici invocano la ‘guerra giusta’ (es. governo USA), e lo stesso Vaticano (Ccc 2261-2269; 2308) non nega difesa personale, guerra e.. pena di morte! E dio? Pure! Infatti il 6°/5° comandamento era imposto agli ebrei fra gli ebrei, e può essere tradotto con ‘non commettere omicidio’ che è un caso particolare di uccisione riferito solo agli innocenti (cfr Es 23,7). Il problema è: innocenti rispetto a cosa? È così facile giustificare un’azione violenta contro persone dal credo differente, convinti che ‘Dio è con noi!’!
Il messaggio biblico è davvero una spada a doppio taglio. Questa doppia faccia della dottrina divina non può – a mio avviso – che generare confusione interiore, la quale però dev’essere ingoiata come prelibatezza. Che danno!

Personalmente sono d’accordo, la pace deve passare per la giustizia: desiderare la pace è facile ma ancora oggi purtroppo occorre difendere ideali e persone con fermezza. Ma su come ottenere la pace gesù non ci ha illuminato (cfr Mt 5,38-40; Lc 6,35), né è stato chiaro sui motivi per cui va difesa. Per me ad esempio il semplice non credere non c’entra proprio niente, ma invece fa imbestialire gesù (es. Mt 9,42 e 10,33; Lc 19,27; Gv 15,6) – che pure in altri passi condanna invece le opere ingiuste –  e il suo dio (VT, inferno). Nessuna meraviglia se tanti premurosi cristiani seguono da sempre il loro esempio!
Poi
: perché pace e non anche *benessere*? Prendi il Discorso della Montagna (Mt 5; Lc 6,17-38): per molti è la summa del cristianesimo, un codice di vita. E cosa ci propone?
Beati i poveri di spirito
. Gli afflitti e i sofferenti. I miti, docili e sottomessi. Uao, questa sì che è vita!
Beati gli affamati di giustizia
, cioè quelli che non ce l’hanno. Beati loro!
Beati i misedicordiosi
. Buono, ma a volte la compassione non fa rima con giustizia, né con umiltà. Beati gli operatori di pace, non i pacifisti. Ma allora anche molti tiranni volevano la pace (a modo loro), e si può anche fare una guerra per averla.. Anche questo concetto è interessante ma incompleto. E certo essere afflitti e miti non è il modo migliore per essere operatori di pace.
Beati, non coloro che cercano attivamente giustizia, ma solo chi nel farlo viene perseguitato. Grandioso!
In Luca: 
beato il povero, l’affamato, chi piange, chi riceve odio e insulti. Guai al ricco, a chi è sazio, a chi oggi ride. E guai a chi è così in gamba da meritarsi la stima di tutti.Spettacolare.
C’è un minimo senso di bellezza in questo ideale di vita?
 Un minimo di senso della realtà? Da poveracci impotenti sulla terra si va in paradiso.. Dio così vuole essere incontrato.

Beh, grazie, dio! Una vita di stenti, grazie! Si capisce l’estremo effetto consolatorio di queste parole su chi fa una vita da schifo, ma qui non c’è niente di *rivoluzionario*, anzi!Si celebra il successo delle cose come stanno, si offre a chi soffre non una via di uscita reale ed immediata, o strumenti efficaci di risanamento e salute, ma l’onore di sguazzare nel proprio guano. Come se non fosse già abbastanza, come se non potesse essere diverso, come se fosse.. normale. Siete poveri, restate poveri. Lasciatevi perseguitare oggi, domani lasciatevi ricompensare. Non siete voi i padroni della vostra vita! Se qualcuno ce l’ha con voi, cercatelo e riconciliatevi voi con lui. Se siete voi ad avercela con uno, giammai neanche adiratevi (non serve? Fa male al fegato? No, per evitare castighi). Se l’occhio o la mano ti tentano al peccato, cavateli (non stare a capire perché, non darti fiducia, taglia, cioè reprimi, e pensa al paradiso). Non opporti al malvagio (nemmeno senza violenza), anzi dagli più di quanto ti prende, e poi perdonalo (come schiaffo morale? Per ‘cambiarlo’, o dargli almeno da riflettere? No, solo per meritare un premio più grande). Non giudicate e non punite l’ingiustizia, così che anche la vostra non sia contata. Di certo, quando agirete in mio nome, la gente vi insulterà e allontanerà (?), ma voi non chiedetevi perché e non cercate altri mezzi, anzi rallegratevi: è ovvio che voi siete nel giusto, e martire fa bello. Ci vediamo in cielo!
Decisamente non è un modo per costruire benessere in una società migliore
. Certo non è il meglio che si può fare, anzi è ottimo per indurre e perpetuare una mentalità passiva e sottomessa (all’autorità, che intanto comanda e si arricchisce), senza passione né consolazione se non nella favola di Dio.
Esaltare l’amore è stupendo, ma a questi livelli si fa un gran casino.. 
Essere miserabili diventa una benedizione.. che dunque si fa orgoglio, giustizia, forza, merito! Al centro c’è il derelitto – non l’uomo – e la consolazione – non il benessere. Anziché vederla come una brutta situazione, temporanea e da risolvere, lottando, usando come arma però la non-violenza, per tale scopo essenziale e improrogabile, Gesù ha chiesto a un popolo già maltrattato di accettare, di continuare a subire, di perdonare, persino amando chi ci fa del male. Qui parla chiaro: nessuna resistenza attiva e nonviolenta, nessun appello a una coraggiosa e organizzata ribellione al male pur senza ferocia, nessun programma specifico di miglioramento sociale. Oggi a molti piace leggerla così, come se in queste sue parole ci fosse tutto il grande Movimento Nonviolento di oggi: si tratta però della solita devota idealizzazione, e spesso della solita servile trasfusione in cristo di quella naturale generosità e forza morale che ai cristiani non è dato riconoscersi dentro.
Confronta il Discorso della Montagna con tecniche
, scopi e discorsi di Gandhi o Luther King o altri leader: c’è una differenza abissale, no?
Ancora più incredibile, rispetto alla proposta gesuana, è il fatto che gli *ebrei* non solo conoscevano da prima di lui il vero senso della lotta nonviolenza, ma lo applicarono! Giuseppe Flavio ne riporta alcuni casi, fra cui quello avvenuto nel 26 per opporsi ad uno dei primi atti ufficiali di Pilato procuratore (Guer. Giud. 2.IX.2-3): pur di non veder piazzate in Gerusalemme le insegne imperiali, per 5 giorni e 5 notti una moltitudine da tutta la regione protestò sedendo in gruppo; il 6° giorno, all’ordine di ucciderli sul posto, esposero il collo alle spade dei soldati. Pilato cedette. Ora, quello fu un esempio!

Un conto è arrendersi senza violenza, un conto è combattere senza violenza.
Forse questo di Gesù si vedrebbe con chiarezza, se non si fosse persi a mitizzarne la figura.

Il «Gesù intendeva dire che..» non regge, perché se Gesù lo intendeva, l’avrebbe detto con parole sue. Invece, c’è soltanto il più generale riconoscimento che chi soffre ingiustamente non lo meriterebbe. Continui a soffrire dunque, e si ritenga pure fortunato/a! Perché per essi non c’è speranza terrena, ma Dio apprezza molto, e risarcisce alla grande. Gesù si preoccupa molto di più del futuro che del presente, del peccato e del Regno più che del reato e del mondo. Tutto è solo metro di misura di un giudizio alla morte, tutto si fa per meritare il paradiso. Nessun’altra ragione è data.

Non a caso, per molti cristiani questa è un’etica soprannaturale, evidentemente una sfida a quella umana (considerata solo negativa [bianco/nero!] e comunque insufficiente), e sono felici di praticarla (o almeno, lodarla) proprio in quanto diversa, difficile, misteriosa, inarrivabile, non solo umana. Si accontentino, ma sbagliano se credono che la sola aura di durezza abbia un senso, sbagliano se fra il rigore del puro e il peccato dell’egoista non vedono una bella via di mezzo, sbagliano se disprezzano tutto ciò che non è ‘in Cristo’. E sbagliano, se credono che il fine dell’etica sia nell’aldilà.

Perché ci si deve comportare così? Per obbedire a dio. Ma anche per avere la ricchissima ricompensa della soddisfazione totale in paradiso! Ma allora adoperiamoci per averla qui, no?? Anziché reprimersi in continuazione, o – ipocritamente – fingere oggi di disprezzarla!

Tra parentesi: il perfetto Gesù come si è comportato rispetto alle Beatitudini? Beh, non è stato mai malato ferito o sofferente se non all’ultimo, non è stato sempre mite (Mc 3,5 e 11,15-17; Mt 11,20-24; Mt 23,13-36; Mt 8,28-32; Lc 11,39-44  e 19,45-46; Gv 2,14-16) o umile (Mc 14,3-8; Mt 11,29; Mt 23,10; Mt 26,7-10) o buono (Mc 5,8-14; Mc 11,12-14 e 20; Mt 15,3-4 e 21-26 prima di 28; Ap 2,21-23 cfr Mc 10,17-18 e Lc 18,19), era povero ma godeva ben bene di cibo vino e dell’ospitalità offertagli.. Non molto coerente, no? Lui stesso non ha amato i suoi nemici, li ha insultati e minacciati perché non sapeva convincerli. Questo non è degno di un uomo che si porta in palmo di mano. Però condivido questo suo comportamento molto di più delle sue teorie: meglio essere sani che patire, è naturale provare rabbia e indignazione e quindi agire con appassionato ardore se necessario (in modo più efficace, eh!), è bello gustare cibi e bevande, uno dei piaceri della vita, senza eccedere. Gesù qui si dimostra veramente umano!

Ma perché diamine non ha chiarito invece di alludere? Perché non ha speso due parole invece di una? Perché si è espresso in modo incoerente, poco sistematico, non approfondito?

Mi si può dire che «Non hai capito il vero senso del suo messaggio», ma non è così. È il messaggio che è un tutto disarmonico, e che può essere letto in modi diversi se ci si sforza ben bene di trovare ciò che si desidera trovare: cioè non quello che il testo dice (o non dice) *espressamente* ma ciò che per fede si presuppone. Di fatto è questo che avviene proprio fra i cristiani, divisi su un sacco di questioni perché secondo gli uni il senso di un passo è uno e secondo gli altri un’altro! Qual’è dunque il ‘vero messaggio’? Quello che uno *vuole credere*, dopo aver A) preso per giuste le parole di Gesù, B) averlerimescolate con i detti di altri nel VT e NT, e poi C) interpretate secondo il proprio punto di vista?
È questo un messaggio assoluto
, è lui una persona perfetta? O li *presupponiamo* tali?

Esaltare un senso o l’altro come assolutamente giusto è allontanarsi dalla realtà. Se invece guardiamo gesù come una persona con idee gagliarde e altre non all’altezza, che ci ha rivelato non una dottrina completa e perenne ma degli spunti da perfezionare,allora possiamo lasciarci ispirare dal bello che c’è nelle sue parole, liberi di interpretarle,senza scordare che le stiamo interpretando.

Strettamente collegato al tema della pace è quello dell’amore. Amare – lo abbiamo detto – non garantisce il voler bene né il rispetto, e rimane idea a mezz’aria se non sappiamo *come fare* ad amare nelle situazioni di ogni giorno, come *favorire* l’amore.Poi: che valore ha amare per comando (Mt 22,37-40), per ricatto (Gv 14,15), per premio (Mc 6,14 e 9,41; Mt 19,27-28; Lc 6,31-35; ecc ecc..), per pura imitazione di un personaggio?
Che bene viene dall’amare dio più delle persone
, persino le più care (Mt 10,37)?
Perché amare tutti? Perché anche il nemico
, colui che ferisce noi e i nostri cari? Perché senza giudicare? Che senso ha questo amore incondizionato, se pure esiste, visto che cancella la preziosità particolare di ognuno negli occhi di chi ama?
E come si può dire di amare
, e di ‘non giudicare’, chi crediamo degno di un inferno?

Gesù ha ricordato qualche ottimo insegnamento del VT, specialmente amerai il prossimo tuo come te stesso (dal quale non si può far discendere l’idea cattolica del perpetuo sacrificio per gli altri, dal momento che dobbiamo amare, e quindi avere cura, anche di noi stessi) da cui consegue la sua brillante formulazione in positivo della Regola d’oro: tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro (Mt 7,12). La Regola però ha i suoi limiti, soprattutto se si parla di cose da fare, e non in generale: infatti, non tutto ciò che piace a noi piace anche agli altri, perciò se regaliamo una Xbox al nonno, o un gattino all’amica allergica al pelo.. :-) E pensa che succederebbe in casi più estremi: un ladro non vorrebbe essere preso, quindi neanche gli altri dovrebbero? Un ammalato vorrebbe la sua medicina, gli altri pure? Chi crede di meritare di soffrire, deve far soffrire? Chi ama poco sé stesso amerà poco gli altri? Ecc.
La Regola d’oro così intesa è vaga circa cosa in effetti si deve fare
, e quindi rischia di fare male. Meglio allora unirla alla sua forma negativa – ..e non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te – affinché insieme questa seconda metà metta limite e giudizio alla prima!

Ma il suo difetto più grave è un altro: è egoista. Fai agli altri ciò che piace a te.

Proviamo invece a pensare in termini generali: io voglio stare bene, quindi voglio che gli altri stiano bene. Voglio rispetto, quindi do rispetto. Non voglio soffrire, non faccio soffrire. Questi sì che sono desideri *comuni a tutti*, così sì che funziona! Subito dopo sarò portato a chiedermi: «Bene, cos’è allora che lui/lei/loro vorrebbero?». Quando lo scopro, potrò fare a loro proprio ciò che desiderano! Sapendo che siamo uguali nelle esigenze di base, ma tenendo conto che le potremmo vivere in modo diverso, posso dare ciò che veramente va bene dare!
La Regola
, espressa così, diventa: tratta gli altri come vorresti essere trattato/a tu se fossi in loro. O anche: tratta gli altri con il rispetto con cui vuoi essere trattato. Non solo così non c’è egoismo, ma se prima ci si spingeva verso l’altro alla cieca ora siamo coinvolti totalmente, attivi anche nel cercare di capirlo, per soddisfarlo.

Più efficace? Certo! Di più: qui nasce l’empatia.
Non più un’azione passiva
, riflesso di noi stessi, ma attività empatica, che arriva e all’altro e *parte* dall’altro.

Naturalmente, vale come regola ideale, come bella aspirazione, non come assoluto..Infatti, nel caso in cui gli altri ai quali diamo prendessero e pretendessero soltanto, la regola non vale più e subentra una fase di trattativa, in cui possiamo benissimo chiedere di non essere sfruttati. Nota bene: non è un ‘chiedere in cambio’, perché le 2 cose sono slegate. E non è un esigere premi per la nostra generosità, che non sarebbe onorevole. Ma il nostro dare non può essere né preteso né sfruttato, non sarebbe giusto. Come non è giusto che siano scordate o scansate le nostre esigenze e desideri, che hanno pari valore di quelle altrui. È chiedere rispetto. E darsi rispetto.
Malgrado le apparenze
, la reciprocità è un’altra idea essenziale che manca alla Regola d’oro.

E poiché ‘ciò che vorrei’ potrebbe benissimo essere una cosa ingiusta, falsa, stupida o pericolosa, ci sono occasioni in cui la Regola perde importanza e non può essere applicata: quando una persona desidera qualcosa senza sapere (o riconoscere) che non sarebbe davvero un bene, o si macchia di qualcosa per cui ricevere ciò che desidera non sarebbe giusto. Nel primo caso si farà il massimo per informare e convenire su una soluzione, nel secondo il delinquente aspira certo alla libertà quanto noi, ma per giustizia verso il male che ha fatto e per rispetto nei confronti di chi a causa sua ha sofferto, non può essergli concessa.

Insomma, per vivere una vita etica dio non serve affatto, come vedi l’amore si regge benissimo senza, e non ti stupirà sapere che la famosa ‘Regola d’oro’, in forma sia positiva che negativa, è presente in praticamente tutte le religioni ed è stata espressa da tanti filosofi ed educatori, da molto prima di cristo – sottolineato – a tutt’oggi.
Ma è pur vero che non basta da sola a fare il bene, a fare etica: va spiegata nel modo giusto – cosa che Gesù, e a onor del vero la maggior parte, non fa – integrata da altri ideali di pari importanza (reciprocità, empatia e giustizia, poi anche coraggio, oculatezza e giusta misura, direi) e accompagnata da abilità relazionali.

Su questo anche la bibbia dice la sua – A chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica (…) Amate invece i vostri nemici (…) senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande..Ah, questo amore-sacrificio! Questa vita con una croce sulle spalle.. Questo amore che non chiede ora però avrà dopo.. Questo amore per gli altri più che per noi, per Dio più che per gli altri.. Ah!

A te soppesare la correttezza di qualsiasi proposta, della Regola d’oro e di tutto il resto.Puoi scegliere, infatti. Sei tu che devi sentirne dentro la positività. Sai, gli ideali etici non galleggiano sulle nuvolette per conto loro, hanno valore perché sono utili e giusti, ma soprattutto perché corrispondono a quella spinta interiore che ci porta naturalmente a stare bene insieme felici. Quando facciamo il bene, stiamo bene!
Non credere a me, eh.. 
mi aspetto che verifichi tu in persona! ;-D

*

Abbiamo quasi finito. Ancora qualche punto rapido.
Gesù
, ebreo istruito sulle Scritture, benevolmente ne succhia i passi migliori. Già nel VT si legge infatti di un amore verso il prossimo e lo straniero (Es 23,9 e 4-5; Lv 19,11-18 e 33-34; Dt 24, 17-21; Gb 31-29-32; Sal 111,5,6 e 145,7-9; Sir 7; Ger 7,5-7; ecc. Cfr Lc 10,26-28). Da persona sensibile e umana egli punta tutto su questo e riassume i 10 comandamenti in 2 (di nuovo citando il VT). Tuttavia commette 2 errori gravi:stravolge il senso del decalogo, sia perché era un preciso elenco voluto da Dio così, e non in altro modo, sia perché ‘non mentire, rubare o uccidere’ non equivalgono affatto ai più estesi ‘dì il vero, sii onesto e buono’ che si deducono dalla sua (si fa per dire) versione. Il secondo errore è che ne allarga il senso al punto da comprendere tutti, fino ad estremi come ‘ama e asseconda il tuo nemico’, ‘non punite chi fa reato se anche voi ne avete fatto uno’ (Gv 8,4-7), ‘non giudicare’, ‘chi si adira col fratello o guarda e desidera una donna fa peccato’ (Mt 5,21 e 27-28): precetti a vivere secondo i quali tutto si fa fuorché ordine, giustizia, serenità.
Per Gesù l’etica e la pace non si fondano sulla comprensione di ciò che è bene
, sulla maturità interiore e la responsabilità, sull’empatia e l’interesse naturale a stare bene insieme, ma è motivata dal timore di una punizione eterna, dall’obbedienza a Dio, e dall’avvento del suo Regno per l’imminente fine del mondo. Grave, no?
Quest’ultima credenza
  anzi profezia  palese nel NT (Mc 1,14-15 e 9,1 e 23,24-30; Mt 10,23 e 16,28 e 24,29-34; Lc 19,11 e 21,20-32 ecc.) e comune a quel tempo nell’ebraismo, può far luce sul perché Gesù non si preoccupò realmente del sociale, né di scrivere del suo, né di fondare una chiesa, ma si rivelò del tutto falsa. A meno che non vogliamo credere che sia stata fatta parlando di.. 2000 (2100? 3000?) anni dopo! Pensaci, du-e-mi-la anni dopo, e oltre??..
Ma questa è una tarda interpretazione, popolare dal 4° secolo, quando da una parte fu chiaro a tutti che Gesù *non* tornava, e dall’altra ormai il cristianesimo era divenuta la religione favorita e la sua gerarchia era ben collusa col potere, al punto da desiderare solo quello. 
Naturale allora che quei passi così espliciti si prendano a interpretare in chiave metaforica o, appunto, futura, per la soddisfazione di tanti credenti scampati alla delusione. Una parte dei quali, mi auguro, capisca oggi quanto è aleatorio tutto questo.
Rinuncia alla violenza
. Prima di Gesù l’avevano già scelta il Buddhismo, il Jainismo,l’Induismo.. Anche in occidente l’idea non era affatto nuova: già Platone, nel Critone(~390 AEC), fa dire a Socrate: «Non dobbiamo rispondere ad ingiustizia con altra ingiustizia, né far del male a nessuno, qualunque torto ci facciano. Bada, Critone, di non concordare con me su questo senza esserne persuaso: a condividere questa opinione, lo so, sono e saranno sempre pochi». Non per fare a chi vince, ma per mostrare che altri eccelsero almeno quanto lui, anche prima di lui, a proposito degli stessi temi.
Parabole
. Ti invito a leggerle e a tirare le somme: l’esempio fila? E il ragionamento? Sono sempre chiare e ben spiegate a tutti? Quante volte si parla di padroni e servi, in cui i servi saremmo noi? Quante volte le decisioni del padrone sono oneste? E quante volte sono amorevoli? Cosa ne è di chi sbaglia? Puoi notare del bianco/nero?
La parabola che preferisco è quella del buon Samaritano
. Perché offre la bella immagine di un uomo che incontra un altro uomo, ferito, e mosso a compassione, lo aiuta.Gesù descrive la bontà dell’animo umano, qualcosa che è in noi al di là e prima del cristianesimo. Ops, che straordinario lapsus!
Pregate e otterrete 
(Mc 11,24; Mt 7,11 e 21,21-22; Lc 11,9-10; Gv 14,13-14 e 15,7..).Falso.
A proposito: 
l’unica, famosissima, preghiera che Gesù insegnò  il Padre Nostro – è citata in modo diverso in Matteo (6,9-13) e Luca (11,2-4). A parte questo, va notato che è una collezione di frasi *già* presenti in preghiere ebraiche, in particolare il Qaddish e lo Shemone Esre, spesso prese tali e quali.
Gesù insegnava di aiutare i deboli e i bisognosi
 (come nel VT, es. Lv 25,35-37; Sal 37,26 e 112,5; Pr 19,17). Ma non perché sognasse un mondo senza povertà o fame, anzi. La sua idea era che ci sarebbero sempre stati (Mc 14,7; Gv 12,8), e in effetti non suggeriva che della semplice assistenza giornaliera, anziché i passi necessari alla comprensione del fenomeno e al suo sradicamento totale dalla società. Ma una mentalità assistenziale fatta di elemosine, per quanto mossa da apprezzabile carità, non è che una soluzione temporanea, e diventa parte del problema se poi non si agisce forte sulle cause. Inoltre,ha insistito nell’identificare tutti loro con sé stesso, promettendo ricompense a destra e a manca per aver fatto del bene a lui attraverso loro (Mt 18,5 e 25,37-40; cfr Lc 6,35; Mt 6,1; Mt 10,37-38 e 22,37-40). L’aiutare diventa perciò più un modo per mostrare la propria fede a dio che un’opera ispirata dalla sola giustizia, è questo il senso cercato.Peggio: quando si guarda un poveraccio e invece si vede gesù, il poveraccio perde la sua dignità di persona. Scompare, nella sua disperazione e nel suo dolore. Fate largo,c’è Gesù!
Questa storia del vederlo ovunque è come un filtro opaco che alla lunga sfinisce gli occhi. E l’idea costante della prestigiosa ricompensa celeste annega e disperde uno spirito compassionevole che sul serio darebbe senza chiedere.

Un’ultima cosa sento di voler dire. Gesù volle sacrificarsi per noi, per ripulirci dal peccato e redimerci tutti, riconciliandoci con Dio. A parte la chiara assurdità della cosa (per varie ragioni: 1] da sé, non ha cambiato proprio nulla, 2] la via dell’assassinio e del sacrificio di sangue è un’orribile, primitiva e sadica forma d’amore 3] l’obbedienza di uno non può certo cancellare la colpa a tutti gli altri), ciò che voglio qui sottolineare è il fatto che quando uno si sacrifica e muore, è morto. Che razza di sacrificio è se torna in vita? E non ci sfonda le scatole auto-esaltandosi per ciò che ha fatto, no. Il sacrificio di sé è un rimedio estremo fatto in umiltà per il bene di qualcuno, non per essere ripagati, per essere adorati, per suscitare un perpetuo senso di colpa e di inferiorità, per farsi imitare, o ringraziare all’infinito. Si fa per liberare, non per legare a noi. Questo sacrificio finto – di un uomo che ha sofferto tanto sì (qualche ora) ma poi è rinato sano, guarito, pulito e migliore di prima – diventa un’arma sopraffina di controllo emotivo, nel momento in cui ogni esperienza umana si raffronta a una sua versione psichedelica, smodatamente enfatizzata, morbosamente esemplare, e palesemente erronea. Un sacrificio non richiesto e non necessario che a dio, un dolore non peggiore di altri, una fine inutile per quel pover’uomo, la cui scelta di ‘salvarci’ in questo modo stupido ci dà la misura dell’umana forza interiore, ma anche della spaventosa capacità di illuderci per fede. Fede innanzitutto in quei padri mai orgogliosi dei figli, dei quali desideriamo l’amore al punto da rovinarci noi, piuttosto che compatire loro.

*

‘Mazza che tirata.. eh? Allora, che ne pensi? Questo Gesù?
Ha detto anche sciocchezze, diciamolo. La sua morale e la proposta sociale sono inadeguate e in parte non stanno proprio né in cielo né in terra (in tutti i sensi!). Il suo messaggio ci è arrivato piuttosto lacunoso e decifrabile in più modi, universale solo per pregiudizio e desiderio. La storia del sacrificio è sinceramente orribile. Io trovo, almeno. Non fu nemmeno il mostro di originalità che piace credere.. 
Se consideriamo tutto questo insieme, senza scegliere dall’albero solo le ciliege che preferiamo, gesù non sembra proprio la persona straordinaria di cui si narra.
Non fu un 
grandissimo maestro. Non il più grande, né il primo, né l’unico, né il più completo. Certo non uno da imitare e seguire ad occhi chiusi.
Ti pare?

Finisco col dire che, se Gesù fosse Dio, condividerebbe la colpa per i suoi crimini nel vecchio testamento..
Questa era troppo facile? Ok. :-)

 

[9] Occhio: parole come queste pungono al cuore, quindi possono essere sbandierate per condizionare la scelta. Ma non è in base a un rischio inventato che dobbiamo decidere. Il rischio è reale? Quali ne sono le ragioni? Sono buoni gli argomenti di chi parla, a parte sentimentalismi e paroloni? Qui: davvero è in gioco la giustizia e la dignità? Perché?


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