Anche in questo caso.. prova semmai l’esistenza della fede.
Erano (e sono) persone convinte e disposte a patire e morire per quello in cui credevano, ma noi non sappiamo nulla sulla *verità* di quanto credevano, e magari neanche loro: capita – ah, se capita! – di credere, in buona fede e con tutto il cuore, a delle bugie, senza sapere che lo sono!
Tantissimi nella storia del mondo si sono dati un gran da fare per le cause più svariate, religiose, politiche, sociali.. Alcune erano giuste, altre ingiuste, nobili o sciocche, vere o soltanto credute tali.. ed erano spesso *opposte* l’una all’altra! Ogni causa ha dei martiri.. qual’è quella giusta?
Quando l’Essere Umano è *convinto* e dà tutto sé stesso, gli escono fuori cose eccezionali e meravigliose.. o anche terribili, a seconda.
Forse che il nazismo diventa buono perché migliaia di soldati morirono per sostenerlo, o che il paradiso musulmano è vero per lo schianto dei kamikaze sulle torri gemelle, o che l’ebraismo è migliore perché tanti durante secoli di persecuzione (v. dopo) preferirono la morte alla conversione?
Non confondere sincerità e verità. Si può essere 100% sinceri e 100% in errore!
La verità può portare al sacrificio, ma anche solo una fede forte. Forte come quella dei primi cristiani convertiti, che ascoltarono le parole degli apostoli in viaggio e non furono testimoni di un bel niente, eppure se le fecero bastare al punto da non rinnegarla nemmeno davanti al martirio. L’intero cristianesimo – la religione in generale – si diffonde per fede!
La verità di una cosa, insomma, non si può capire dalla sola convinzione di chi la sostiene (perciò è un TdC, vedi dopo in Help & Tips), perché in perfetta buona fede essa può anche reggersi su grossi equivoci, informazioni sbagliate e interpretazioni maldestre, sulla convinzione di altri, o su fede cieca e cieca obbedienza (come viene naturale dopo essere stati abituati ad esse!)..
E un’idea che si trascura è che non è nemmeno detto ci si sacrifichi per la verità. Lo si può fare anche per una bugia, se la si ritiene necessaria ad uno scopo più alto. In un senso altruistico, uno potrebbe accettare di mentire lui, affinché molti altri possano ricevere benefici che non c’è altro modo di ottenere. Esempio: «Se devono credere a una bugia per potersi amare e sostenere l’un l’altro, così sia!». Disonesto, ma generoso, e in certe rare circostanze, forse, anche necessario. Può essere stata un’idea simile a spingere il gruppo dei primi discepoli – testimoni della fine del maestro – ad insistere sulla resurrezione davanti al popolo, nella speranza di offrire un fondamento a quei predicati cambiamenti sociali ritenuti necessari a sopravvivere, in quegli anni di rivolte e oppressione? Non sappiamo, ma era di certo una grande opportunità, e il motivo era nobile quanto basta a sopportare di mentire e persino di morire, se necessario.
È un’ipotesi, ma dimostra che il sacrificio personale ha i motivi più diversi.
Non si può sottovalutare poi il fatto che se il credo cristiano ispira tanta forza di sacrificio, è anche perché per esso la morte non esiste, e con tutta probabilità si viene principescamente ripagati d’ogni fatica per il resto dell’eternità. No? Il che riduce la forza interiore necessaria al gesto, e ne ridimensiona la nobiltà.
Rendersene conto fa un certo effetto? Probabile, soprattutto a chi li esalta come modelli, ma più equo. In effetti, secondo me, pur essendo grandi esempi stanno sotto a quelli di chi fa le stesse cose secondo una visione di vita che non prevede questi comodi comfort, in nome dell’uomo e del nostro delicato e fugace mondo per sé stessi.