L'Estate Di Martino (2010)

L'Estate Di Martino (2010)

 Nella drammatica estate del 1980, teatro di tragici eventi quali la strage di Ustica e l'attentato di Bologna, Martino, quattordicenne schivo e introverso, trascorre le vacanze con la comitiva del fratello maggiore. Un giorno, passeggiando lungo la spiaggia, i giovani notano tre soldati americani impegnati a fare surf nel tratto di costa controllato dalla Nato. Martino rimane meravigliato dalla loro destrezza e, penetrando di soppiatto nella zona militare, si imbatte nel capitano Jeff Clark. Inizia così la storia di un'amicizia insolita, che cresce di pari passo alle lezioni di surf e che si fa motore di un amore adolescenziale tanto insperato quanto desiderato.

Massimo Natale, al suo debutto come regista cinematografico, confeziona un film poco convenzionale e ricco di spunti interessanti. La storia è ambientata sulle coste della Puglia, dove il mare – nelle sue molteplici sfumature – fa da scenario a una serie di vicende che si intrecciano, si influenzano reciprocamente e si sovrappongono da una parte ai fatti di cronaca (il film è dedicato alle 85 vittime dell'esplosione di Bologna del 2 agosto 1980) e dall'altra alla storia di "Dragut", principe che ha sfidato il mare per amore e ha salvato il mondo dal dolore delle morti violente. 
Quella di Dragut era la favola preferita dalla mamma di Martino. Dragut, invece, diventa nel film lo stesso Martino, capace di affrontare le onde del mare per lasciare la sua impronta su un destino avverso e inspiegabile. Il surf, di fatto, fa da sfondo al percorso di emancipazione del giovane, ogni giorno più cosciente delle proprie reali possibilità. "Per riuscire a stare in piedi sulla tavola – dice Clark durante la prima improvvisata lezione – servono pazienza e disciplina. Come per tutte le cose difficili". Ed è proprio grazie a queste due virtù, ma anche alla passione e alla determinazione, che Martino riesce non solo ad attirarsi le simpatie del capitano ma anche a conquistare Silvia, la ragazza di suo fratello. 
Ai grandi temi dell'amore e dell'amicizia se ne aggiungono poi altri due, non meno importanti e per certi versi incatenati tra loro: quello politico (con un'Italia che fa i conti con gli anni di piombo e con gli echi della guerra fredda) e quello del rapporto tra genitori e figli. Il padre di Martino è infatti un operaio comunista, severo, violento, e convinto che la strage di Ustica sia stata provocata dagli americani. Jeff Clark, invece, non vede suo figlio da diverso tempo, e cioè da quando ha lasciato l'esercito senza fornire alcuna motivazione. Sia Martino che Clark preferiscono non parlare dei problemi personali, ma grazie alla loro nuova amicizia riescono a trovare – ciascuno a suo modo – la forza e il coraggio per provare a voltare pagina. 
L'estate di Martino è un prodotto su cui si può percepire uno studio attento e approfondito. Ben costruito, ben montato ma soprattutto ben diretto, il film si articola con il giusto ritmo tra passato e presente, tra favola e realtà, guardando però sempre ad un tragico futuro che lo spettatore conosce già. Spiccano alcune trovate registiche sicuramente interessanti, come nella scena dello sbarco del gommone americano (in cui si ha la sensazione di essere parte dell'equipaggio) o delle prime lezioni di surf impartite dal capitano Clark (in cui sembra quasi di essere presenti fisicamente). Interessante anche il lavoro su attori molto giovani e pressoché esordienti: ad una Matilde Maggio comunque credibile si affianca un Luigi Ciardo sorprendente, talmente calato nella parte da tener testa ad un interprete affermato come Treat Williams. Da sottolineare anche la cura riservata a un altro grande protagonista della storia, il mare, presenza costante (e simbolo forte) attorno al quale – e nel quale – si svolgono gli avvenimenti. Il finale, con sorpresa, completa degnamente un quadro già di per sé sufficientemente positivo. 

 

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